LE RICERCHE INTERNAZIONALI

Ricerche internazionali

Crimine e armi

Nell'ambito degli studi epidemiologici sulla prevenzione di eventi violenti commessi con armi non è generalmente distinto il fenomeno dell'abuso di armi legali dai crimini commessi tramite l'impiego di armi clandestine. I motivi sono i più disparati e comprendono la mancanza di una raccolta di dati specifici fino alla carenza di reale interesse a fare chiarezza in una situazione confusa. Non è trattato in questa sede il problema dell'impiego di armi da parte di singoli delinquenti o di organizzazioni criminali ma è opportuno ricordare la necessità di opportune distinzioni.

Riportiamo qui solo alcune considerazioni tratte da un editoriale a firma di Gwen Adshead, Peter Fonagy e Sameer P. Sarkar sul British Medical Journal. Fonagy in particolare è eminente studioso e docente universitario in ambito psicoanalitico, alieno da posizioni schierate pro o contro le armi. L'editoriale intitolato "Violence and gun crime" (http://www.bmj.com/cgi/content/full/335/7625/837) prende spunto dal verificarsi di numerosi omicidi fra giovani in Gran Bretagna nell'ottobre del 2007. Come possono essere prevenuti i crimini con armi, si chiedono gli autori? Il dibattito sull'accesso alle armi è una questione essenzialmente politica - sottolineano - e i commentatori tendono ad avere una visione polarizzata. Vi sono evidenze da studi internazionali che mostrano una stretta correlazione fra possesso di armi e incidenza di omicidi e suicidi. La restrizione della possibilità di avere accesso legale alle armi dovrebbe ridurre entrambi i fenomeni. Gli autori ricordano tuttavia come uno studio statunitense (Ludwig J, Cook PJ. Homicide and suicide rates associated with implementation of the Brady Handgun Violence Prevention Act. JAMA. 2000 Aug 2;284(5):585-91) abbia evidenziato uno scarso effetto sulla riduzione dell'incidenza di omicidi e suicidi (a parte negli ultra 55enni). Nonostante il possesso di pistole sia stato drasticamente ristretto dal 1997, sottolineano gli autori come si verifichino ancora eventi letali. Le armi non sarebbero quindi di per sè un rischio ma lo sarebbe l'intenzione di utilizzarle. Considerare la violenza come un fenomeno multifattoriale rende lo studio più complesso ma forse questa prospettiva è irrinunciabile. Il lavoro cita uno studio dell'Home Office inglese del 2006 che ha considerato 80 autori di atti violenti con armi ( http://www.homeoffice.gov.uk/rds/pdfs06/hors298.pdf ).

Il quadro psicosociale di questi soggetti ha evidenziato in 59 casi la provenienza da famiglie disgregate (35 con genitori single) probabilmente senza un modello maschile positivo. Metà aveva interrotto la scuola dell'obbligo ed era quindi sottratto all'influenza educativa della scuola e del gruppo dei pari. Individui così isolati possono essere fortemente timorosi o al contrario del tutto privi di paura, entrambi stati della mente che secondo gli autori sono difese contro emozioni negative quali vergogna, umiliazione e rabbia. E' evidenziata una scarsa capacità di mentalizzazione cioè la capacità di pensare gli stati mentali propri e degli altri (con riferimento a sentimenti, desideri, intenzioni, ecc.) che è alla base della possibilità dell'uomo di mettersi in relazione con i suoi simili. Se questo problema psichico non è certamente l'unica spiegazione dell'abuso criminale di armi da fuoco, gli autori sottolineano però la necessità di investire più risorse nell'identificare in età evolutiva i soggetti in condizioni di rischio psicosociale.

Curiosamente l'editoriale si chiude ricordando una massima cara alla National Rifle Association "Le armi non uccidono; è il dito sul grilletto a sparare".

Altri temi di grande rilievo nel campo dell'abuso criminale di armi riguardano il traffico clandestino di armi e il loro possesso da parte della delinquenza. Diversi organismi pubblici ed enti di ricerca si occupano del problema; e nella sezione Linkssono segnalati alcuni dei siti di riferimento.


L'abuso di armi legali

La maggior parte degli studi sul fenomeno dell'abuso di armi deriva dalla realtà statunitense.

La situazione statunitense è di particolare interesse per le sue peculiarità. Nel giugno 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato, rafforzandolo, il diritto individuale dei cittadini a possedere armi da fuoco. Viene così ribadita la validità del secondo emendamento della costituzione americana e viene dichiarata incostituzionale la legge del distretto di Columbia, dove sorge la capitale Washington, che invece vieta ai propri residenti di avere pistole e fucili.

Il fatto ha avuto ampia eco sui media e la questione è stata affrontata anche dalle principali riviste mediche internazionali.

E' evidente come la particolare situazione normativa, le caratteristiche socio-economiche e culturali della popolazione e la diffusione del possesso di armi da fuoco non permettano di estendere direttamente le esperienze scientifiche americane all'ambito europeo e italiano in particolare.

Per approfondimenti:

http://archiviostorico.corriere.it/2008/giugno/27/armi_diritto_inviolabi...

http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/esteri/usa-armi/usa-armi/usa-ar...

- Gostin L. The right to bear arms: constitutional law, politics, and public health. JAMA. 2008 Oct 1;300(13):1575-7.

- Wintemute GJ. Guns, fear, the Constitution, and the public's health. N Engl J Med. 2008 Apr 3;358(14):1421-4. Epub 2008 Mar 19.


La ricerca in Europa

Le ricerca sulla prevenzione di azioni violente con armi da fuoco è stata svluppata in Europa da alcuni autori. Citiamo qui alcuni lavori più rappresentativi:

- Adshead G, Fonagy P, Sarkar SP. Violence and gun crime. BMJ. 2007 Oct 27;335(7625):837.

- Kapusta ND, Etzersdorfer E, Krall C, Sonneck G. Firearm legislation reform in the European Union: impact on firearm availability, firearm suicide and homicide rates in Austria. Br J Psychiatry. 2007 Sep;191:253-7.

- Killias M. International correlations between gun ownership and rates of homicide and suicide. CMAJ. 1993 May 15;148(10):1721-5.- Mahon MJ, Tobin JP, Cusack DA, Kelleher C, Malone KM.Suicide among regular-duty military personnel: a retrospective case-control study of occupation-specific risk factors for workplace suicide. Am J Psychiatry. 2005 Sep;162(9):1688-96.

- Travis AR, Johnson LJ, Milroy CM. Homicide-suicide (dyadic death), homicide, and firearms use in England and Wales. Am J Forensic Med Pathol. 2007 Dec;28(4):314-8.

- Värnik A, Kõlves K, van der Feltz-Cornelis CM, Marusic A, Oskarsson H, Palmer A, Reisch T, Scheerder G, Arensman E, Aromaa E, Giupponi G, Gusmäo R, Maxwell M, Pull C, Szekely A, Sola VP, Hegerl U. Suicide methods in Europe: a gender-specific analysis of countries participating in the "European Alliance Against Depression". J Epidemiol Community Health. 2008 Jun;62(6):545-51.

- Värnik A, Kõlves K, Allik J, Arensman E, Aromaa E, van Audenhove C, Bouleau JH, van der Feltz-Cornelis CM, Giupponi G, Gusmão R, Kopp M, Marusic A, Maxwell M, Oskarsson H, Palmer A, Pull C, Realo A, Reisch T, Schmidtke A, Sola VP,Wittenburg L, Hegerl U. Gender issues in suicide rates, trends and methods among youths aged 15-24 in 15 European countries. J Affect Disord. 2009 Mar;113(3):216-26. Epub 2008 Jul 14.

La ricerca nel campo della psicopatologia

Il rischio di abuso di armi non è riconducibile a una sindrome (a una malattia definibile in senso nosografico) e la sua prevenzione deve comprendere dimensioni differenti.

Altri aspetti clinicamente rilevanti per questo ambito, ma non nosologicamente sensibili, sono le dimensioni del funzionamento mentale come: l’impatto di regole e ideali morali, flessibili, non rigidi o internamente persecutori, nella regolazione del comportamento; le capacità di ragionamento astratto e di pensiero simbolico al servizio dell’ambito delle relazioni interpersonali (le cosiddette capacità di mentalizzazione) che permettono di identificarsi e comprendere la mente propria e altrui (intenzioni, affetti, desideri, pensieri ecc.) e che se invece sono deficitari (ed esistono scale per misurare questi deficit) portano un individuo ad una sorta di incapacità ad immaginarsi le conseguenze dei propri atti per gli altri e per se stesso (anche in termini di dolore, gioia, e nei casi più gravi di vita o morte); le capacità di integrare e differenziare mentalmente la fantasia e la realtà, il passato, il presente e il futuro, i desideri e il tempo; la capacità di regolare i propri impulsi; ecc.

Sono quindi necessari modelli che cerchino di studiare come si organizzi il funzionamento di un soggetto in modo tale per cui lo scompenso della sua organizzazione psichica possa coinvolgere l’abuso di armi.

Fra gli strumenti diagnostici oggi a disposizione dei clinici ve ne sono alcuni come il PDM (Manuale Diagnostico Psicodinamico, PDM Task Force, 2006) che invitano a valutare dimensional come quelle sopra ipotizzate. È in corso anche lo sviluppo di strumenti empirici clinicamente rilevanti, come il QFM-27 (Questionario sul Funzionamento Mentale) per facilitare la diagnosi attraverso questo manuale.

Sviluppi futuri nel campo della prevenzione potrebbero riguardare la conoscenza dei legami fra queste variabili e il rischio di abuso.